Sergio Focardi
Inflazione: non è quello che credete
In alcuni post e articoli ho sostenuto che in un’economia complessa evolutiva i concetti di inflazione e crescita sono concetti vaghi che rischiano di supportare decisioni più dannose che utili. Inflazione e crescita sono concetti ampiamente utilizzati a livello accademico, a livello giornalistico, nel discorso corrente e nel discorso politico. In tutti questi ambiti si pensa che siano concetti ovvi e ben definiti, usati correntemente da persone autorevoli. Sostenere il contrario puo’ sembrare una forma di hubris intellettuale, un voler andare contro corrente senza vero motivo.
Ebbene non è cosi’. Il motivo principale è che le economie avanzate moderne sono sistemi complessi evolutivi che cambiano molto più rapidamente che nel passato. Il concetto classico di inflazione non si adatta bene a rappresentare sistemi economici in cui prodotti e servizi cambiano rapidamente. I cambiamenti sono dati dalla tecnologia ma anche dal simbolismo associato a prodotti e servizi. Oggi esiste un’intera industria di pubblicità e pubbliche relazioni che crea e modifica rapidamente l’immagine dei prodotti e servizi.
In questo post vorrei illustrare i problemi legati al concetto e alla misura dell’inflazione in termini molto semplici e intuitivi. Usero’ i dati relativi agli USA nel periodo 1950-2020 perchè è facile verificarli andando sul sito della Federal Reserve Economic Data (FRED). Tuttavia, considerazioni assolutamente analoghe si applicano alle nazioni Europee incluso l’Italia.
Il concetto classico di inflazione
Cominciamo da alcune considerazioni con cui, credo, sia facile essere d’accordo. Secondo le valutazioni ufficiali che si trovano sul sito FRED, nel periodo 1950-2020 l’inflazione negli USA ha fatto crescere i prezzi dei beni e servizi al consumatore di nove volte. Nella visione corrente, inflazione significa aumento dei prezzi di beni e servizi. Sembra un concetto semplice ed intuitivo. Se tutti i prezzi cambiassero della stessa percentuale effettivamente lo sarebbe. Ma non lo è, perchè i prezzi cambiano in modo diverso, alcuni salgono altri scendono, le quantità cambiano, e i prodotti stessi cambiano.
Che cosa significa che i prezzi nel 2020 sono nove volte superiori a quelli del 1950? Esiste chiaramente un serio problema di confronto. Molti prodotti e servizi disponibili oggi non esistevano nel 2020 e la maggior parte dei prodotti e servizi che esistevano nel 1950 sono oggi sostanzialmente diversi. Per contro prodotti e servizi disponibili nel 1950 oggi non esistono più. Per fare alcuni esempi, l’informatica personale, i cellulari, gli aerei a reazione, i forni a microonde, la televisione ad alta definizione non esistevano nel 1950. Le automobili, i treni, le cure mediche, gli elettrodomestici, i vestiti, le scarpe da sport avevano caratteristiche molto diverse. Dobbiamo concludere che:
é impossibile confrontare direttamente i prezzi dei prodotti nel 2020 con quelli nel 1950.
Questo è il primo punto che bisogna mettere in luce: su periodi lunghi non è possibile definire il concetto di inflazione come cambiamento dei prezzi di prodotti e servizi perchè prodotti e servizi cambiano completamente nel periodo considerato. Non esiste un osservabile che rappresenti il cambiamento dei prezzi di beni e servizi semplicemente perchè beni e servizi cambiano. Possiamo costruire medie pesate dei prezzi con vari criteri ma nessun confronto diretto è possibile fra insiemi di prodotti e servizi cosi’ profondamente diversi.
Siccome il concetto di inflazione è cosi’ fortemente radicato sia nel pensiero economico sia in quello del grande pubblico, vediamo quali possibili soluzioni si potrebbero adottare. Ricordiamo che il concetto classico di inflazione riguarda l’incremento dei prezzi. Potremmo calcolare la quantità di denaro necessaria per mantenere un certo livello sociale. Ad esempio potremmo calcolare la quantità di denaro necessaria per mantenere lo stesso livello sociale nel 1950 e nel 2020 e definire come inflazione il cambiamento percentuale di questa quantità. Questo pero’ sarebbe un concetto sociale di inflazione, differente dalla nozione di di inflazione come incremento del livello dei prezzi. Torneremo su quest punto più tardi in questo post.
Per valutare l’incremento del livello dei prezzi su lunghi periodi, la prima idea che viene in mente è considerare non l’intero spettro di prodotti e servizi che sono apparsi sul mercato in qualche momento fra il 1950 e il 2020 ma solo un sottoinsieme di prodotti e servizi che che sono rimasti davvero invariati per tutto il periodo. Una possibile narrativa potrebbe essere la seguente: L’inflazione è una caratteristica generale dell’economia. Non è possibile valutare l’incremento dei prezzi su tutti i prodotti ma possiamo limitarci ad analizzare come cambiano i prezzi dei prodotti e servizi che restano invariati. Ma nei 70 anni dal 1950 al 2020, nessun ragionevole insieme di prodotti e servizi, che possiamo considerare rappresentativo dell’economia, è rimasto invariato. Su periodi lunghi non esiste alcuna possibilità di confronto diretto.
Alternativamente si potrebbe pensare che l’inflazione possa essere calcolata solo su periodi brevi ed estesa eventualmente a periodi lunghi con un procedimento di integrazione matematica. Supponiamo allora di spezzare il periodo lungo, nel nostro caso 70 anni, in sottoperiodi di lunghezza molto inferiore, ad esempio in 70 periodi di un anno ciascuno. Ma questo metodo non risolve il problema del calcolo dell’inflazione come cambiamento dei prezzi perchè i cambiamenti sia qualitativi sia di aggiunta di nuovi prodotti e servizi esistono anche a livello di sottoperiodi. Se si vuole fare un calcolo rigoroso non esiste un metodo che permetta di calcolare l’indice del cambiamento dei prezzi di un insieme di prodotti e servizi in continua evoluzione. Se un prodotto non esiste all’inizio del periodo ma esiste alla fine o, viceversa, smette di esistere, è impossibile calcolare di quanto il suo prezzo sia cambiato.
In pratica si fanno delle approssimazioni. L’approssimazione corrente consiste nel considerare periodi brevi, un mese, un trimestre,massimo un anno, e nello scegliere un paniere di prodotti e servizi che si possano considerare costanti in questi brevi periodi. Si calcola l’inflazione come variazione dei prezzi del paniere di beni nel periodo considerato, ad esempio un anno, usando uno degli indici che sono stati proposti (Laspeyres, Paasche, Fisher). L’inflazione cosi’ calcolata è estesa all’intera economia. Ad esempio, usando l’indice di Paasche, si calcola il prezzo del paniere all’inizio del periodo e alla fine del periodo lasciando invariate le quantità prodotte; l’indice è il rapporto fra il prezzo del paniere alla fine del periodo e quello all’inizio del periodo. In genere questo rapporto viene moltiplicato per cento per esprimerlo come percentuale.
Rivediamo le approssimazioni implicite in questo metodo. Intanto i cambiamenti di prezzo conseguenti ad eventuali cambiamenti qualitativi all’interno del paniere in genere contribuiscono al calcolo dell’inflazione. Sono state proposte metodologie correttive quali il metodo edonico che rimpiazza un prodotto con una serie di caratteristiche. Questi metodi, tuttavia, hanno limitata applicabilità. Se i prezzi di un prodotto o servizio crescono per miglioramenti qualitativi del prodotto, i miglioramenti sono ignorati e i relativi incrementi incrementi di prezzo contribuiscono all’inflazione.
Inoltre, ad ogni periodo la composizione del paniere puo’ cambiare. Cambiare la composizione del paniere in genere implica un cambiamento qualitativo del paniere. Questi eventuali cambiamenti non hanno effetto sull’inflazione che viene calcolata ad ogni periodo indipendentemente dai periodi precedenti.
Infine, i cambiamenti di prezzo dei prodotti e servizi esclusi dal paniere, in genere prodotti di lusso o prodotti ad alta innovazione, non hanno effetto sul calcolo dell’inflazione. Tuttavia a questi prodotti e servizi ad alto livello di innovazione sia tecnologica sia simbolica viene automaticamente applicata l’inflazione calcolata sul paniere.
Fino ad ora abbiamo supposto che se i prodotti rimangono qualitativamente invariati sia possibile creare un indice del cambiamento dei prezzi. In realtà anche il calcolo dell’indice che rappresenta il cambiamento dei prezzi del paniere in un periodo è problematico perchè i prezzi, in generale, si muovono in direzioni diverse. E’ ben noto che non esiste un modo unico di creare un indice dei prezzi. Infatti, per creare un indice si deve pesare ogni cambiamento percentuale ma i pesi sono arbitrari. Gli indici di Laspeyres, Paasche o Fisher sono i più usati ma in realtà esistono infiniti indici.
Pertanto, è illusorio pensare che l’inflazione rappresenti in modo generale e rigoroso il cambiamento dei prezzi dei prodotti e servizi di un’economia. Questo numero, il cambiamento generale dei prezzi, non esiste. L’inflazione rappresenta il cambiamento, periodo per periodo, dei prezzi di un sottoinsieme di prodotti e servizi abbastanza stabili. Il paniere è, in generale, un sottoinsieme che rappresenta il consumo di famiglie a reddito medio-basso. L’inserimento sul mercato di nuovi prodotti al di fuori del paniere, con conseguente allargamento dell’insieme dei prodotti acquistabili, non é considerato nel calcolo dell’inflazione. Per contro, la maggior parte dei cambiamenti di prezzo conseguenti a cambiamenti qualitativi all’interno del paniere sono calcolati come inflazione.
Dal punto di vista delle famiglie, l’inflazione è percepita come riduzione del potere d’acquisto del denaro in quanto la stessa quantità di denaro permette di comperare quantità inferiori di prodotti e servizi. Le famiglie, tuttavia, percepiscono come inflazione anche l’allargamento dello spettro dei prodotti e servizi disponibili. Se una famiglia si rende conto che con lo stesso reddito perde posizione sociale, inevitabilmente pensa che ci sia inflazione. La realtà è diversa. Molto di quello che viene percepito come inflazione è l’insufficiente crescita dei salari a fronte di un offerta di prodotti e servizi in continua espansione.
Per riassumere:
Su lunghi periodi il cambiamento del livello dei prezzi non è un concetto ben fondato.
Prodotti e servizi cambiano in continuazione e non si puo’ definire nessun concetto di indice del cambiamento dei prezzi e quindi di inflazione.
Il concetto di inflazione si applica su brevi periodi dove esprime l’indice dei prezzi di un paniere di beni e servizi che esclude molti prodotti altamente innovativi.
Per calcolare l’inflazione su lunghi periodi si moltiplicano i tassi di inflazione in ogni periodo. Ad esempio, se in tre anni consecutivi il tasso di inflazione annuo è stato di 2%, 3%, e 4%, il tasso di inflazione sui tre anni è: 1,02x1,03x1,04-1=9,26%. Questa composizione non si riferisce necessariamente ad un paniere di prodotti e servizi invariato. Ad ogni anno la composizione del paniere puo’ cambiare.
Il problema fondamentale del calcolo corrente dell’inflazione è il seguente:
L’inflazione è sistematicamente sovrastimata perchè non tiene conto dei cambiamenti qualitativi di prodotti e servizi.
Per contro, le famiglie percepiscono anche su periodi medio-lunghi la perdita di posizione sociale dovuta alla sfavorevole evoluzione del rapporto salari-profitti. Le famiglie percepiscono la loro perdita di potere d’acquisto a parità di salari come inflazione. Ma la realtà è diversa: negli ultimi trenta anni i redditi di lavoro, i salari, non hanno seguito l’evoluzione dell’economia.
Come puo’ evolvere il concetto di inflazione?
Nel senso classico, l’inflazione è definita come cambiamento di prezzo di un bene o servizio che rimane invariato nel tempo. Ma, come abbiamo visto, questa situazione è lontana dalla realtà economica moderna in cui prodotti e servizi cambiano rapidamente. L’inflazione è un termine teorico che rappresenta l’indice del cambiamento prezzi di un paniere di beni e servizi su un periodo limitato. Inflazione è una variabile definita operazionalmente il cui valore numerico dipende dalle scelte operazionali: scelta del paniere, scelta del metodo di indicizzazione del paniere, eventuali correzioni quali i metodi edonici.
Come possiamo valutare l’inflazione su lunghi periodi, considerando che i prodotti cambiano qualitativamente, nuovi prodotti soono introdotti e vecchi prodotti spariscono dal mercato? Dobbiamo dire che l’inflazione è un concetto arbitrario? Possiamo dire che i prezzi nel 2020 non sono confrontabili con quelli del 1950 e quindi sono arbitrari?
Fissiamo alcuni concetti. In presenza di cambiamenti qualitativi, l’inflazione diventa il rapporto fra la crescita del prezzo di mercato di un prodotto o servizio e la crescita teorica del prezzo corrispondente agli incrementi qualitativi del prodotto o servizio in questione. Chiamiamo inflazione generalizzata questo secondo concetto. In assenza di cambiamenti qualitativi questo termine è uguale a 1 e l’inflazione generalizzata coincide con l’inflazione classica.
Concettualmente esiste una grande differenza fra le due nozioni di inflazione. Consideriamo un solo prodotto, ad esempio il grano. Supponiamo che il prezzo di un kilogrammo di grano al tempo t sia Pt mentre sia P(t+1) al tempo successivo. In senso classico l’inflazione è semplicemente il cambiamento percentuale (P(t+1)-Pt)/Pt. Ad esempio se il prezzo passa da 2 euro a 2,5 euro abbiamo un’inflazione di i=0,5/2,5=20%.
Se il grano cambiasse a livello qualitativo, dovremmo dire che il prezzo al tempo t+1 è il prodotto di un incremento qualitativo 1+q moltiplicato per l’inflazione (1+i): P(t+1)=Pt(1+q)(1+i). Ad esempio, se avessimo un incremento di prezzo dovuto all’elemento qualitativo del 10% e un’inflazione del 10% il cambiamento percentuale di prezzo dovrebbe essere (1+0,1)(1+0,1)-1=21%. In questo caso l’inflazione è il residuo dopo il cambiamento di prezzo teorico dovuto al miglioramento qualitativo.
Calcolare il corretto aumento di prezzo dovuto ad un miglioramento qualitativo equivale a calcolare il prezzo teorico di beni e servizi. Tuttavia non esiste un prezzo teorico di beni e servizi, esiste solo un prezzo di mercato. Gli asset finanziari hanno un prezzo teorico pari alla somma attualizzata delle aspettative dei futuri flussi di cassa. Ma questo concetto non è applicabile a prodotti e servizi reali.
Si potrebbe sostenere che il prezzo teorico di un prodotto o servizio è proporzionale alla quantità di lavoro necessaria per produrlo. Ricordiamo che in aggregato l’unico costo è il lavoro. Questo ragionamento pero’ rischia di diventare circolare. Infatti il lavoro non è omogeneo e non esiste un prezzo teorico del lavoro. E comunque l’automazione ha svincolato sempre più qualità e quantità dei prodotti e quantità e qualità del lavoro necessario per produrli. Non possiamo calcolare il valore teorico di prodotti e servizi basandoci sul prezzo teorico del lavoro.
Per arrivare ad una teoria dell’inflazione in presenza di innovazione e cambiamenti qualitativi, bisogna adottare una visione più generale e più astratta. Come abbiamo visto nella sezione precedente, l’inflazione in senso classico è calcolata come media pesata dell’inflazione di ciascun prodotto di un paniere ristretto di beni. Questo perchè è facile calcolare il cambiamento percentuale del prezzo di un prodotto che esiste per tutto il periodo in esame. Ma non abbiamo una misura individuale del cambiamento qualitativo di un prodotto o servizio.
Per arrivare ad un concetto ragionevole di inflazione generalizzata, possiamo cominciare con l’osservare che prodotti e servizi esibiscono diversi livelli di complessità e sono soggetti a cambiamenti qualitativi di differente entità. Per il momento stiamo usando queste espressioni in modo vago ma quello che vogliamo dire è abbastanza chiaro. La pasta è un prodotto meno complesso dei telefoni cellulari. Gli abiti, per contro, hanno un livello di innovazione molto alto dovuto alla pressione della moda e dell’industria delle pubbliche relazioni della moda. Intuitivamente, prodotti poco complessi, sia a livello tecnologico sia a livello simbolico, hanno un basso livello di innovazione e i loro cambiamenti di prezzo possono essere assimilati all’inflazione in senso classico. Per contro, si puo’ immaginare che i prodotti ad alta complessità siano soggetti a forti cambiamenti qualitativi. E’ molto difficile chiarire se tali cambiamenti di prezzo siano giustificati o meno.
Ma come dividiamo i prodotti e servizi in due categorie a bassa ed alta innovazione? Hidalgo e Haussman hanno introdotto gli indici di complessità, sia gli indici di complessità economica -ECI - sia gli indici di complessità prodotto -PCI. La figura 1, mostra il PCI per l’anno 2019

Figura 1. Product Complexity Index anno 2019 secondo Hidalgo e Haussmann. Esiste una chiara separazione fra i prodottti ad alta complessità e quelli a complessità medio bassa.
Consideriamo allora in generale due variabili q ed i che rappresentano inflazione e qualità. Nell’articolo The qualitative theory of green growth abbiamo descritto una metodologia di stima delle varibili i,q.
Consideriamo l’insieme di tutti i prodotti e utilizziamo il PCI – Product Complexity Index – introdotto da Hidalgo e Haussman. Dividiamo i prodotti in due gruppi, quelli a basso PCI e quelli ad alto PCI. Stipuliamo che l’inflazione sia uguale a zero sui prodotti ad alta innovazione e che sia calcolata con i metodi tradizionali per i prodotti a basso PCI. Se non esiste inflazione in senso classico i cambiamenti di prezzo sono dovuti solo a cambiamenti qualitativi. Nel caso opposto, i cambiamenti qualitativi sono zero.
La variabile q cosi’ introdotta è una misura indiretta della qualità. L’idea di base è che per i prodotti ad alta innovazione, il cambiamento di prezzo sia interamente giustificato dal cambiamento qualitativo e dall’innovazione. L’inflazione generalizzata è un numero inferiore all’inflazione classica. La crescita economica risulta percio’ più elevata.
E’ possibile descrivere una visione più astratta dell’inflazione nel contesto della crescita economica. In tale visione il GDP nominale osservabile è formato dal prodotto di tre variabili:
GDP=QuantitàxQualitàxInflazione.
La descrizione della teoria della crescita qualitativa in un’economia complessa evolutiva sarà il soggetto di un prossimo post.